1. La questione giuridica

Lo stile di scrittura può essere soggetto a copyright? La risposta, per il diritto contemporaneo, è controversa. L’opera testuale è tutelata in quanto creazione originale, ma lo stile – inteso come combinazione di scelte lessicali, sintattiche e retoriche – non ha un riconoscimento giuridico autonomo. Eppure è proprio lo stile a costituire l’identità di un autore. Non è forse paradossale che si protegga la trama di un romanzo e non il respiro che la sostiene?

Gli LLM pongono con urgenza questa contraddizione. Se un modello addestrato su milioni di testi è in grado di scrivere “alla maniera di” un giornalista, di un poeta o di un accademico, a chi appartiene il risultato? All’autore originario, che ha sedimentato negli anni le sue scelte? Alla macchina che le riproduce? O al lettore che consuma quel testo senza più distinguere il timbro autentico dalla copia? È la dissoluzione del concetto di paternità letteraria, sostituita da una filiazione algoritmica che non conosce biografia né intenzione.


2. L’abbondanza digitale

C’è poi un’altra domanda: la potenza di calcolo, unita alla digitalizzazione di milioni di autori, rende inutile cercare un proprio stile? È sufficiente chiedere a un LLM di scrivere “come” qualcun altro per ottenere un abito testuale confezionato su misura?

La ricerca scientifica ci offre elementi concreti. Lo studio Emulating Author Style: A Feasibility Study of Prompt-enabled Text Stylization with Off-the-Shelf LLMs (2024) ha testato dodici modelli di ultima generazione per verificare la loro capacità di emulare stili autoriali distinti. Il metodo prevedeva tre figure: l’Autore (A), il Generatore (G) e il Discriminatore (D). Dall’autore venivano estratti campioni testuali; il generatore produceva nuove frasi “in stile”; il discriminatore valutava la somiglianza. Sono stati sperimentati due protocolli: uno “triviale” (poche istruzioni e frammenti brevi) e uno “complesso” (testi più lunghi e indicazioni stilistiche guidate).

I risultati? Promettenti, ma incompleti. Nessun modello ha raggiunto una perfetta imitazione: la performance massima si è fermata a due terzi rispetto ai testi originali. GPT-4, DeepSeek e Incite hanno ottenuto i punteggi migliori, soprattutto quando forniti di testi più lunghi. L’emulazione funziona meglio su tratti generali (tono, coerenza argomentativa) e meno su dettagli sottili (diversità lessicale, punteggiatura idiosincratica).

Gli autori della ricerca precisano: «La stilizzazione automatica appare come una capacità emergente degli LLM, ma non una funzione pienamente controllabile». In altri termini, il modello può replicare alcuni schemi ma non possiede la consapevolezza creativa necessaria a modulare coerentemente ogni registro. Un altro passaggio chiave afferma: «Gli LLM tendono a catturare il profilo superficiale di uno stile più che le sue strutture profonde». Ciò significa che il ritmo, la sintassi e le scelte retoriche più sottili rimangono spesso fuori dalla portata dell’imitazione automatica.

L’esperimento ha inoltre rivelato che la “quantità” di testo fornito incide in modo determinante. Con input brevi, la stilizzazione si riduce a una semplice variazione di lessico; con input ampi, invece, il modello riesce ad avvicinarsi a una vera coerenza argomentativa. Tuttavia, anche nei casi migliori, la somiglianza percepita rimane parziale. In altre parole, gli LLM sono abili nel produrre una parvenza di stile, ma non la sua totalità.

Questa constatazione ribalta la domanda iniziale. Non è l’abbondanza a rendere inutile la ricerca di uno stile personale. Al contrario, è proprio la proliferazione delle copie a rafforzare la necessità dell’originale. Solo chi coltiva una voce autentica può distinguersi nel mare indistinto delle simulazioni.


3. Il giornalismo come “abito”

E il giornalismo? È qui che la riflessione si fa più concreta. Lo stile giornalistico è da sempre oscillante: deve adattarsi alla notizia, al contesto, al pubblico. Non è raro che lo stesso autore alterni toni analitici, narrativi, polemici. In questo senso, lo stile è davvero un “abito”: formale per l’editoriale, colloquiale per il reportage, secco per l’agenzia.

Gli LLM accentuano questa flessibilità. Un giornalista può chiedere al modello di “indossare” una scrittura più solenne o più mordace secondo la circostanza. Ma se lo stile diventa interamente esterno, un vestito da cambiare a piacimento, cosa resta della sostanza? Non rischiamo di ridurre la scrittura a pura confezione, dimenticando che la forza del giornalismo non sta nell’abito ma nella responsabilità del contenuto?

Qui il paradosso: mai come oggi la forma è replicabile, mai come oggi la sostanza è essenziale. In un tempo in cui ogni voce può essere imitata, ciò che non può essere sostituito è la credibilità, l’autorevolezza, l’impegno civile. L’abito è intercambiabile, ma l’etica non lo è.


4. La rivoluzione in corso

Ogni rivoluzione tecnologica si inscrive nei cicli di Kondratiev: ondate lunghe che ridefiniscono produzione e società. Se l’energia a vapore, l’elettricità e l’informatica hanno scandito le precedenti, l’intelligenza artificiale segna l’avvio di un nuovo ciclo. La sua velocità, però, rompe ogni continuità. Ciò che un tempo richiedeva decenni ora accade in pochi anni: la scrittura, da atto umano per eccellenza, viene investita da macchine capaci di imitarla.

La sfida non è opporsi alla tecnologia, ma comprenderne la portata. Gli LLM aprono possibilità immense – dalla traduzione automatica all’analisi di stile – ma impongono un ripensamento radicale della nozione di autore, di diritto, di verità. La rivoluzione è già in corso, e riguarda la più antica delle nostre arti: il linguaggio.


Conclusione

Il destino della scrittura nell’era degli LLM non si decide nelle aule dei tribunali né negli algoritmi che tentano di riprodurre la voce umana, ma nello spazio fragile della coscienza collettiva. Possiamo delegare alle macchine la ripetizione di schemi, la mimesi dei toni, persino l’illusione di un’identità autoriale. Ma non possiamo affidare loro il compito che fonda la parola: dare senso, responsabilità, direzione al tempo che abitiamo.

In fondo, i cicli di Kondratiev ci insegnano che ogni rivoluzione tecnologica porta con sé una promessa e una minaccia. La promessa è l’accelerazione, l’efficienza, la moltiplicazione delle possibilità. La minaccia è la perdita di orientamento, il rischio che l’uomo abdichi al proprio ruolo e si trasformi in spettatore di un linguaggio che non gli appartiene più. Mai come oggi questa forbice appare così ampia.

E allora occorre ribadire con forza che lo stile non è solo veste, ma sostanza: è la traduzione di una responsabilità etica in una forma leggibile, è la memoria di ciò che siamo e la proiezione di ciò che vorremmo diventare. Gli LLM possono imitarne la superficie, ma non possono sostituirne la radice ovvero la responsabilità di chi scrive.

Perché la scrittura non è semplice ornamento: è il nostro modo di esistere. Lo stile sopravvive solo se diventa sostanza.

Der Kreiser in pastiche di Simone Casalini

Nota: Indice Gulpease ≈ 50 (testo di difficoltà medio-alta, coerente con livello accademico).


PROMPT

Scrivi un articolo di approfondimento nello stile di Simone Casalini (scheda in allegato), seguendo i tratti caratterizzanti delineati nella scheda allegata (tono serio e critico, uso di forme retoriche come domande retoriche, anafore, metafore incisive, struttura argomentativa complessa, strategie persuasive basate su ethos–logos–pathos, funzione comunicativa interpretativa e persuasiva).

Tema dell’articolo: Lo stile di scrittura nell’era degli LLM. Angolatura della riflessione: analizzare come i Large Language Model (LLM) permettono di scomporre e replicare gli elementi caratterizzanti di uno stile autoriale, aprendo nuove questioni culturali, giuridiche e giornalistiche.

Argomenti e tesi da sviluppare: 1. La questione giuridica: lo stile di scrittura può essere soggetto a copyright? No, ma è controversa. 2. L’abbondanza digitale: la potenza di calcolo e la disponibilità di milioni di testi digitalizzati rendono superflua la ricerca di un proprio stile personale? No anzi… 3. Il giornalismo come “abito”: lo stile diventa un vestito da indossare a prestito per ogni occasione, mentre resta imprescindibile la sostanza.

Metodologia e riferimenti: 1. Riassumi e integra nello sviluppo l’analisi stilistica dello studio allegato (Emulating Author Style: A Feasibility Study of Prompt-enabled Text Stylization with Off-the-Shelf LLMs file allegato), riportando sinteticamente metodo, risultati e struttura. 2. Collega l’analisi al contesto della “rivoluzione in corso” nell’ambito della scrittura digitale, facendo riferimento ai cicli di Kondratiev e alla velocità con cui le nuove tecnologie stanno investendo il linguaggio e il giornalismo.

Conclusione: • Chiudi con una frase breve, incisiva, netta, che possa fungere anche da titolo dell’articolo e che richiamo le argomenatzioni di cui sopra. • Stile richiesto: vedi scheda allegata. • Livello di difficoltà accademico, coerente con lo studio di riferimento. • Struttura adatta alla pubblicazione online (titolo, sottotitoli, paragrafi chiari e leggibili). • Inserisci alla fine dell’articolo l’indice di leggibilità Gulpease calcolato sul testo prodotto, come semplice nota.

Lunghezza articolo circa 8.000 compresi spazi