Trento si prepara, silenziosamente ma con febbrile attenzione. Le elezioni regionali non sono ancora imminenti, ma l’aria è già quella delle grandi manovre. Nei partiti si moltiplicano i tavoli di lavoro, le riunioni riservate, le telefonate strategiche. Si misurano i potenziali alleati, si soppesano i nomi, si studiano i messaggi giusti per i diversi territori. È la lunga fase in cui la politica non parla ancora al pubblico, ma si parla addosso, calibrando linguaggi e narrazioni. Tutto lascia intendere che la vera campagna elettorale, quando arriverà, sarà meno una sfida di programmi e più una competizione di racconti: chi saprà costruire la storia più convincente, più emozionale, più “cliccabile”.


Una nuova era della comunicazione politica

Benvenuti nell’era della “post-verità”. Sia chiaro: la menzogna in politica non è un’invenzione recente. Eppure la post-verità segna un salto di qualità inquietante: la linea tra vero e falso si fa sfumata, e la verità stessa sembra aver perso valore simbolico. Un tempo, se un politico veniva colto in fallo, pagava pegno in credibilità; oggi mentire apertamente non genera più scandalo. Accade sotto i nostri occhi: il potere quasi esibisce la propria mendacia, indifferente a ogni norma etica del discorso pubblico.

Nel 2016 l’Oxford Dictionary consacrò post-truth parola dell’anno, definendola come una condizione in cui “i fatti oggettivi contano meno degli appelli alle emozioni e alle credenze personali”. È precisamente la realtà che viviamo. I fact-checker sgobbano, ma spesso invano: all fact-checking in the world sembra impotente di fronte a chi mente in modo compulsivo. Basti pensare che, secondo il Washington Post, Donald Trump ha pronunciato oltre 30 mila affermazioni false o fuorvianti in quattro anni, senza che ciò scalfisse granché la sua popolarità.


La politica europea nella “post-verità”

In Europa, studiosi e analisti cercano di afferrare i contorni del fenomeno. Il volume Europe in the Age of Post-Truth Politics (Conrad & Hálfdanarson, 2023) evidenzia come la post-verità sia un nuovo paradigma di comunicazione politica, caratterizzato da fake news, “fatti alternativi”, teorie del complotto e deliberata disinformazione. Questa trasformazione è vista come l’intreccio dinamico di due dimensioni: da un lato gli attori – in primis i politici populisti – dall’altro le arene mediatiche – soprattutto i social e i media digitali.

Gli autori del libro si chiedono: quali sono i tratti distintivi di questa nuova cultura politica? quali crisi profonde l’hanno generata? Domande cruciali, perché la post-verità non è solo un fenomeno di costume, ma il sintomo di una crisi più ampia della comunicazione politica e, forse, della democrazia stessa.


L’illusione del sapere e la cultura del rischio

Un contributo utile viene dall’articolo accademico “La verità nell’epoca della post-verità” (IMAGO Journal, Univ. di Messina, 2020). Vi si descrive il collasso delle strutture tradizionali di trasmissione del sapere – scuola, media, Chiesa – che ha lasciato in eredità sfiducia e relativismo, alimentando quella che chiamiamo era della post-verità. Alla “cultura del sapere” si è sostituita una “cultura del rischio”, una rete di strategie collettive che generano e riciclano paure e ansie.

I social media, nati teoricamente per dare voce ai cittadini, si sono rivelati terreno fertile per “dirottatori politici”: leader spregiudicati che sfruttano i like e le condivisioni per amplificare una propaganda manipolatrice. La retorica populista finge di rappresentare i “dimenticati”, ma in realtà asseconda gli interessi di un’altra élite, cavalcando rabbia e insoddisfazione. La verità diventa così “mera opinione”, annegata in una cacofonia di prospettive concorrenti”, per citare ancora Conrad.


Dalla “montagna di merda” alla galoppata di Gish

Questa dinamica ha anche un nome più crudo e diretto: “la montagna di merda” ed è stata coniata dal blogger keinpfusch.net. L’espressione – volutamente provocatoria – indica la situazione di chi provi a contrastare la valanga di argomenti falsi tipica della post-verità. Un parallelo efficace è la cosiddetta “galoppata di Gish” (Gish Gallop): una tecnica oratoria che consiste nel sommergere l’interlocutore sotto un torrente di affermazioni e domande in rapida successione, senza riguardo per accuratezza o pertinenza.

La post-verità, in fondo, opera così – “drowning truth in a cacophony”, come scrive Saul Newman – affogando i fatti in un mare di rumore.


Difendersi dalla disinformazione

Di fronte a tutto ciò, queste teorie non dovrebbero restare un esercizio sterile per accademici. Ogni politico e cittadino consapevole dovrebbe conoscerle e attrezzarsi di conseguenza. Come si può combattere un “galoppo di Gish” in un dibattito pubblico? Come arginare la giungla di fake news che ammanta ogni tema?

Una prima contromisura è riconoscere la tattica e neutralizzarla. Eugenie Scott, antropologa che coniò il termine Gish Gallop, spiega che il “galoppatore” prospera nei confronti senza regole né tempi. La soluzione? Strutture rigorose, tempi contingentati, domande fissate in anticipo.

La seconda strategia è puntare sui fatti – subito e con tenacia. Davanti a un’affermazione falsa o distorta, occorre correggerla in tempo reale, senza attendere il giorno dopo. Il contraddittorio immediato può smontare sul nascere le bufale più grossolane.

Infine, serve una cornice normativa ed educativa. Uno studio del Parlamento Europeo (Disinformazione e propaganda – impatto sul funzionamento dello Stato di diritto nell’UE e nei suoi Stati membri - 2019) propone tre linee d’azione:

  1. regolare meglio le campagne online;
  2. vigilare sui finanziamenti opachi;
  3. investire nell’alfabetizzazione mediatica dei cittadini.

L’equilibrio resta però essenziale: la censura può uccidere la democrazia più della disinformazione stessa.


Tre verità (e tre illusioni) trentine

Il concerto di Vasco Rossi

A maggio 2022 Vasco Rossi ha radunato 120 mila fan alla Trentino Music Arena. Un successo di pubblico, certo. Ma dal punto di vista contabile, è stato un investimento o uno spreco di denaro pubblico? La Giunta ha sbandierato 44 milioni di ricaduta economica, mentre le opposizioni hanno denunciato milioni di euro di spese pubbliche e perfino l’uso di fondi d’emergenza per coprire i costi. Due narrazioni opposte, due verità concorrenti.

Il PNRR tra visione e navigazione a vista

Il PNRR destina oltre 1,5 miliardi di euro al Trentino. La Giunta parla di visione e futuro sostenibile, ma la realtà mostra ritardi e carenze strutturali. Mancano operatori sanitari, e il rischio è quello di costruire “cattedrali nel deserto”. Visione o improvvisazione? Anche qui, tutto dipende da chi racconta la storia.

La crescita economica: avanti piano, quasi indietro

Il Trentino resta tra le province più ricche d’Italia, ma la ripresa post-Covid è fragile. Dopo il rimbalzo del turismo (nel 2019-2023), le previsioni parlano ora di crescita quasi nulla. Si celebra la “locomotiva”, ma molte famiglie non la vedono passare. Il dibattito si riduce così a percezioni contrapposte: ottimismo ufficiale contro scetticismo quotidiano.


Il rischio della post-democrazia

Questa campagna elettorale trentina si sta giocando su un terreno nuovo e scivoloso, dove la comunicazione conta quanto – se non più – della sostanza. Servono modi, schemi e analisi per riportare al centro i fatti, senza rinunciare alla forza delle idee.

Diversi osservatori parlano ormai di “post-democrazia” (Crouch): un sistema che mantiene le forme della democrazia ma ne svuota la sostanza. Le elezioni restano, ma come rituali privi di autentica scelta informata.

In Trentino, terra di lunga tradizione amministrativa autonoma, questa potrebbe essere l’occasione per un sussulto di qualità. Una competizione basata su confronto leale, dati verificabili e senso di responsabilità. La verità non sarà mai assoluta in politica – ma ciò non significa che tutte le narrazioni si equivalgano. Solo distinguendo, criticando e chiedendo conto potremo evitare che la post-verità diventi post-democrazia. La vera minaccia per l’Autonomia trentina, intesa come autogoverno e partecipazione popolare, sembra venire proprio da qui: dalla post-verità che avvolge la classe politica.

der Kreiser in pastiche di Aldo Cazzullo

Testo sperimentale di scrittura automatica ispirato allo stile dell’autore citato, che non è coinvolto nei contenuti.

NOTA: Il volume Europe in the Age of Post-Truth Politics (Conrad & Hálfdanarsona) dedica un capitolo a Salvini e la sua post-verità. QUI lo potete scaricare in formato Open e gratuito: https://library.oapen.org/handle/20.500.12657/59375


PROMPT

Scrivi un editoriale di approfondimento nello stile di Aldo Cazzullo (vedi scheda allegata), attingendo sia alle forme retoriche maggiormente ricorrenti sia alla contrapposizione retorica che egli spesso utilizza.

L’articolo deve essere di 8.000 caratteri spazi inclusi ed essere destinato a una pubblicazione online. Le indicazioni e i titoli dei vari punti non devono comparire nel testo finale.


Argomento

Le imminenti elezioni regionali in Trentino, da analizzare non come un confronto politico tra le forze in campo, ma come riflessione sugli schemi di comunicazione tipici di questa epoca della cosiddetta “post-verità”.


Schema da seguire

1. Scena di apertura

Le elezioni, anticipate o meno, sono alle porte: candidati, partiti e movimenti hanno già iniziato le “grandi manovre” di avvicinamento.


2. Tesi

Tutto questo avviene in una mutata realtà mediatica e sociale: siamo nell’epoca della “post-verità”, delle “galoppate di Gish”, sintetizzate in modo forse brusco ma efficace dalla teoria della montagna di merda.

Cita esplicitamente i tre documenti allegati. In particolare:

  • il libro Europe in the Age of Post-Truth Politics, Populism, Disinformation and the Public Sphere;
  • l’articolo IMAGO Journal – “La verità nell’epoca della post-verità” (Università di Messina, 2020).

Del primo testo fornisci una breve sintesi dei contenuti e degli autori.


3. Argomento 1

Queste teorie, lungi dall’essere oggetto di un dibattito sterile, dovrebbero essere conosciute e comprese dai politici.

Domande guida:

  • Come si può combattere un “galoppo di Gish” in un dibattito pubblico?
  • Come si affrontano oggi le fake news?

Dai documenti allegati emergono alcuni consigli pratici: sintetizzali e discutine la rilevanza.


4. Argomento 2

Analizza tre esempi trentini attraverso la lente della “post-verità”:

  1. Lo spazio dedicato ai concerti e, nello specifico, il concerto di Vasco Rossi: sotto il profilo contabile, è stato un investimento o una follia a spese della comunità?
  2. La gestione dei fondi PNRR: consolida una visione del Trentino o si procede “navigando a vista”?
  3. La crescita economica del Trentino: è una realtà consolidata o stiamo andando “avanti piano, quasi indietro”?

5. Conclusione

Evidenzia la necessità di trovare nuovi modi, schemi e strumenti di analisi per la campagna elettorale, così da evitare che la politica finisca nel territorio pericoloso della “post-democrazia”, in cui la forma resta ma la sostanza del confronto democratico si svuota. Anche in Trentino terra autonoma.